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      Il danno della parola dissonante dalla scrittura nelle lingue popolari e letterarie ad un tempo (cioè la francese l'inglese ec.), è minore della sciagura che toccò alla Italiana, destinata anzi all'arte degli scrittori, che alla mente della nazione (vuol dire, scritta e non parlata, nè scritta pel popolo). A questo i tempi, quando mai la facciano parlata da un popolo, provvederanno. Per ora il potersi scrivere così che ogni segno alfabetico sia elemento essenziale del senso e del suono in ogni vocabolo, rimane pur quasi vantaggio su le altre sino da' giorni di Dante. Onde mi proverò di rapprossimarla alla prosodia di tutte le poesie primitive, e alla ortografia che dove le lingue vivono scritte, ma non parlate, [4388]si rimane letteraria, permanente nelle apparenze, e svincolata de' suoni accidentali e mutabili d'età in età nelle lingue popolari (francese inglese ec.), e ne' dialetti municipali. Forse così la lezione della divina commedia, perdendo i vezzi di Fiorentina ritornerà schietta e Italiana. Fine del discorso.
      (Firenze. Domenica. 21. Sett. 1828.). V. p.4487.
     
      Nel principio, e nel risorgimento degli studi, si credeva impossibile un'ortografia volgare, un'ortografia che non fosse latina, nel modo stesso che una letteratura volgare e non latina; e le lingue moderne si credevano incapaci di ortografia propria, così appunto come di letteratura.
      (21. Sett. Domenica. 1828.)
     
      Alla p.4367. Ci sarebbe ancora un altro partito, e ragionevolissimo. Avere due poesie e letterature, l'una per gl'intendenti, l'altra pel popolo.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555

   





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