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      Se uno fa una spada e un altro se ne serve a fettare il pane, non segue che l'intenzione del fabbricatore fosse che quello strumento fettasse il pane, benchè quella spada possa servire, e benchè serva attualmente, a quest'uso. Infiniti sono i disordini nel corso delle cose, non solo possibili, ma facilissimi ad accadere; moltissimi tanto facili, [4462]che quasi sono certi ed inevitabili: nondimeno son disordini manifesti, nè si possono attribuire ad intenzione della natura. Per un esempio fra mille: niente è più facile nè più frequente in certe specie di animali, che il veder le madri o i padri mangiarsi i propri figliuoli, bersi le proprie uova o quelle della compagna. Questo disordine orribile, che fa fremere, tende dirittamente e più efficacemente d'ogni altro alla distruzione della specie: è impossibile attribuire ad intenzione della natura, la cui tendenza continua alla conservazione delle specie esistenti, è una delle cose più certe che di lei si possono affermare, e che in lei sembrino manifestarci un'intenzione; attribuirle dico un disordine per cui il produttore stesso distrugge il prodotto, il generante il generato. Se la natura procedesse intenzionalmente in tal modo, già da gran tempo sarebbe finito il mondo. Da queste considerazioni segue, che per quanto il fenomeno dell'incivilimento dell'uomo sia possibile ad accadere; per quanto, considerate le disposizioni e le qualità poste in noi dalla natura e costituenti l'esser nostro, esso fenomeno possa parer facile, inevitabile; per quanto sia comune; noi non abbiamo il diritto di giudicarlo naturale, voluto intenzionalmente dalla natura.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555