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      Opusc. graec. moral. t.2. Lips. 1821., praef. p. XV.), che non so qual sapiente, dicendogli uno: io ti sono amico, rispose: che potria fare che non mi fossi amico? che non sei nè della mia religione, nè vicino mio, nè parente, nè uno che mi mantenga? (sentent. 269. Apophthegm. Ebraeor. et Arabum ed. a Io. Drusio: Franequerae 1651.) - Quodam dicente, Amo te, Cur, inquit, me non amares? Non enim es ejusdem mecum religionis, nec propinquus meus, nec vicinus, nec ex iis, qui me alunt. Orell. ib. p.506-7.
      (4. Apr. 1829.)
     
      Il più certo modo di celare agli altri i confini del proprio sapere, è di non passarli mai.
      (4. Apr. 1829.)
     
      Moestus da moereo (moeritus, moesitus, moestus, come torreo - tostus, questus, quaestus ec.) 1. participio in us con senso neutro e presente. 2. participio aggettivato. 3. non più riconosciuto per participio. Vedi Forcell. ec.
      (4. Apr.). Se non è da maereor.
     
      [4483]Alla p.4437. (dove la sgrammaticatura continua e il balbettare, viene dall'esser gli autori forestieri, grecizzanti non greci, o dall'affettare il dir non greco, l'imitazione del linguaggio scritturale dei 70 ec.).
     
      L'imperfetto indicativo pel congiuntivo. Se io sapeva (avessi saputo) questo, non andava (non sarei andato) ec. Ch'ogni altra sua voglia Era (sarebbe stata) a me morte, ed a lei infamia rea. Petr. Canz. Vergine bella. Anche il più che perfetto. S'io era ito ec., non mi succedeva ec. E in francese si j'étais (s'io fossi) ec. ec. - Pretto grecismo.
      (4. Apr. 1829.)
     
      Ebbero anche i greci de' libri di Mémoires secrets.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555

   





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