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      Ciò è soprattutto notabile fra italiani e spagnuoli (v. la p.4422.). (Un qualunque pezzo di poesia spagnuola potria servirmi di esempio chiarissimo). Ed è applicabile anco alla prosa elevata, oratoria, storica e simili.
      (13. Mag.)
     
      [4507]Alla p.4501. Non solo della ragione, ma anche del sapere, della dottrina, della erudizione, delle cognizioni umane, si può dubitare se facciano progressi reali. Pel moderno si dimentica e si abbandona l'antico. Non voglio già dir l'archeologia, ma la storia civile e politica, la letteraria, la notizia degli uomini insigni, la bibliologia, la letteratura, le scoperte, le scienze stesse degli antichi. Si apprende, si sa quel che sanno i moderni; quel che seppero gli antichi (che forse equivaleva), si trascura e s'ignora. Nè voglio dir solo i greci o i latini, ma i nostri de' secoli precedenti, non escluso pure il 18°. Guardate i più dotti ed eruditi moderni: eccetto alcuni pochi mostri di sapere (come qualche Tedesco) che conoscono egualmente l'antico e il moderno, la scienza degli altri enciclopedica, immensa, non si stende, per così dire, che nel presente: del passato hanno una notizia sì superficiale, che non può servire a nulla. In vece di aumentare il nostro sapere, non facciamo che sostituire un sapere a un altro, anco in uno stesso genere (senza che poi uno studio prevale in una età a spese degli altri). Ed è cosa naturalissima; il tempo manca: cresce lo scibile, lo spazio della vita non cresce, ed esso non ammette più che tanto di cognizioni.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555

   





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