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      Essendo certo che la memoria dell’uomo è impotentissima (come il pensiero e l’intelletto) senza l’aiuto de’ segni che fissino le sue idee, e reminiscenze.
      Ed osservate che questa poca memoria non può derivare da debolezza di organi, mentre tutti sanno che l’uomo si ricorda perpetuamente, e più vivamente che mai delle impressioni della infanzia, ancorché abbia perduto la memoria per le cose vicinissime e presenti. E le più antiche reminiscenze sono in noi le più vive e durevoli. Ma elle cominciano giusto da quel punto dove il fanciullo ha già acquistato un linguaggio sufficiente, ovvero da quelle prime idee, che noi concepiamo unitamente ai loro segni, e che noi potemmo fissare con le parole. Come la prima mia ricordanza è di alcune pere moscadelle che io vedeva, e sentiva nominare al tempo stesso.
     
      AMORE DELLE FAVOLE
     
      Mi dicono che io da fanciullino di tre o quattro anni, stava sempre dietro a questa o quella persona perché mi raccontasse delle favole. E mi ricordo ancor io che in poco maggior età, era innamorato dei racconti, e del maraviglioso che si percepisce coll’udito, o colla lettura (giacché seppi leggere, ed amai di leggere assai presto). Questi, secondo me, sono indizi notabili d’ingegno non ordinario e prematuro. Il bambino quando nasce, non è disposto ad altri piaceri che di succhiare il latte, dormire, e simili. Appoco appoco, mediante la sola assuefazione, si rende capace di altri piaceri sensibili, e finalmente va per gradi avvezzandosi, fino a provar piaceri meno dipendenti dai sensi.


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Storia di un'anima
Memorie
di Giacomo Leopardi
pagine 156