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      Nondimeno credo che bisogni fare qualche caso anche di questa osservazione, perché è naturale che la maggior novità mi dovesse riuscire più grata, ed eccitarmi maggiormente all’attenzione: e mi par poi che la sperienza la confermi.
     
      Il Mercoledì 17 di Decembre 1817
     
      La sera d’avanti ieri mi parve che il mio caro dolore stesse veramente per licenziarsi, e così ieri mattina. Tornavami l’appetito, passavami per la mente un pensiero che avrei fatto bene a ripigliare lo studio, pareami d’esser fatto meno restio al ridere e meno svogliato a certi dilettucci della giornata, ricominciava a ragionare tra me stesso così di questa come d’altre cose tranquillamente come soglio, di maniera che io con molto dispiacere n’argomentava che presto sarei tornato come prima. I sogni di ieri notte due o tre volte mi mentovarono il solito oggetto, ma per pochissimo e placidamente.
      Ieri però quasi a un tratto, principalmente per avere udito parlare della Signora, mi riprese l’usata malinconia, e n’ebbi degli accessi così forti che quasi mi parea d’esser tornato al principio della malattia. Lo stesso turbamento di stomaco nel sentir parole allegre, lo stesso dolore, la stessa profonda e continua meditazione, e quasi anche la stessa smania e lo stesso affanno, le quali due cose in genere non mi parea d’aver mai provate veramente fuori che la sera e notte del Sabato, tutta la Domenica, e (ma già molto rintuzzate) la prima parte del Lunedì.
      E in verità in questi ultimi giorni non potendo più la malinconia per cagione del tempo durare tuttavia così calda ed intensa come ne’ primi, s’è risoluta in parecchi accessi, ora più lunghi ed ora meno, ora più ora meno forti, e talvolta così gagliardi che la cedono a pochi di que’ primi.


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Storia di un'anima
Memorie
di Giacomo Leopardi
pagine 156

   





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