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      E così ora la passione sarebbe più vigorosa che non è, se dopo nata avesse avuto spazio di crescere alquanto e di pigliar piede nutrendosi d’altro che di rimembranza; ma di ciò fare non ebbe, come ho raccontato, altro spazio che una mezza sera. Contuttociò ella, nonostanteché langua come un lume a cui l’olio vada mancando, pur tuttavia dura e durerà fors’anche lungo tempo, sempre languendo e facendo vista di spegnersi, e tratto tratto mandando qualche favilluzza, come nelle ore di più ozio e soprattutto di malinconia, ch’io credo che l’animo mio dovrà per molto spazio risentire a ogni altra sua malattia questa piaghetta rimasa mezzo saldata.
      Ora di questo lungo solco che la passione partendo mi lascerà nel cuore, e che principalmente consisterà in un certo indistinto desiderio, e scontento delle cose presenti, e in accessi più o meno lunghi e risentiti della solita lamentevole e tenera ricordanza che in particolare mi sarà destata dagli oggetti esterni (come quelli che ieri specificai), non intendo di scriver più altro, bastandomi d’aver tenuto dietro agli affetti miei sino al vederli languire, ed esser chiaro del modo nel quale si spegneranno. E quando saranno spenti, caso che io riveda (come penso che rivedrò, e al presente lo desidero) quel fatale oggetto, mi rendo quasi certo che riarderanno violentissimamente; e così non dubito che se una volta mi sarà facile, purch’io voglia, di portarmi da me stesso a rivederlo, e molto più se l’occasione me ne verrà, io tremando e sudando freddo, e biasimando altamente me stesso, e dandomi del pazzo, e compassionandomi, senza però dubitare correrò a quel temuto diletto: salvo se la lunghezza del tempo, e più l’aver conversato con altre donne, e conceputo e provato altri affetti, e veduto più mondo, e incontrato più casi non m’avessero affatto sradicata dal cuore questa passione: la qual certo se finora con tanto poco alimento s’è sostenuta, e se più oltre benché debole si sosterrà, è forza che in gran parte lo riconosca dall’oziosità e dall’eterna medesimezza del mio vivere senza nessuno svagamento né diletto massimamente nuovo.


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Storia di un'anima
Memorie
di Giacomo Leopardi
pagine 156