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      Veggo ben io che per poter continuare gli studi bisogna interromperli tratto tratto e darsi un poco a quelle cose che chiamano mondane, ma per far questo io voglio un mondo che m’alletti e mi sorrida, un mondo che splenda (sia pure di luce falsa) ed abbia tanta forza da farmi dimenticare per qualche momento quello che soprattutto mi sta a cuore, non un mondo che mi faccia dare indietro a prima giunta, e mi sconvolga lo stomaco e mi muova la rabbia e m’attristi e mi forzi di ricorrere per consolarmi a quello da cui volea fuggire. Ma già Ella sa benissimo che io ho ragione, e me lo mostra la sua seconda lettera nella quale di proprio moto mi esortava a fare un giro per l’Italia, benché poi (e so ben io perché) con lodevolissima intenzione della quale le sono sinceramente grato, abbia voluto parlarmi in altra guisa. Laonde ho cianciato tanto per mostrarle che io ho per certissimo quello che Ella ha per certissimo. Le dirò sinceramente, poiché mel chiede, in qual maniera il cielo (che per questo ringrazio di cuore) m’abbia fatto conoscere Lei e desiderare ch’Ella lo sapesse. Il povero Marchese Benedetto Mosca (il quale so che ella amava) Cugino carnale di mio padre, venne un giorno a fare una visita di sfuggita ai suoi parenti, e quell’unica volta noi due parlammo insieme, dico parlammo, perché quando io era piccino ed egli fanciullo avevamo bamboleggiato insieme qui in Recanati per molto tempo ed allora io gli avrò cinguettato. Dopo non l’ho veduto più, ma so che m’amava e volea rivedermi, e forse presto ci saremmo riveduti, per lettere certamente, perché io appunto ne preparava una per lui che sarebbe stata la prima, quando seppi la sua morte, e di questa morte che ha troncato tanto non posso pensare senza spasimo e convulsione dell’animo mio.


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Storia di un'anima
Memorie
di Giacomo Leopardi
pagine 156

   





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