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      Bensì da V.S. sono stato sempre e sommamente favorito. Ed ora in luogo di poterla ricambiare, mi vedo anzi costretto ad implorare da Lei nuovo favore. Ma così accade agli oscuri e piccoli, rispetto agli eminenti ed insigni, coi quali non possiamo comunicare se non colla venerazione o colla gratitudine.
      È stato domandato per me alla Eminenza del Segretario di Stato, il posto di professore di lingua latina, ora vacante in cotesta Biblioteca. Ma Sua Eminenza non mi conosce se non per quell’uomo oscurissimo e sconosciutissimo ch’io sono effettivamente. M’hanno assicurato che se V.S. si degnasse di fare spontaneamente a Sua Eminenza una parola in mio favore, il negozio senz’altro riuscirebbe. Ed io lo credo indubitatamente, considerando la fama e gloria, possiamo dire, unica, della quale V.S. gode, tanto costì, come da per tutto.
      Io non mi sarei mai potuto indurre a molestare V.S. con questa preghiera, e a cimentare la sua benignità con questa forse temeraria e presuntuosa confidenza, se da una parte, non avessi conosciuto per mille prove la bontà squisita del suo cuore, dall’altra, la infelicità della mia vita, non mi ci avesse violentemente strascinato. V. S. che ha più volte avuto la cordialità d’interessarsi alle cose mie; saprà com’io sino dai dieci anni mi sia dato spontaneamente agli studi in maniera, che in questa età d’anni ventidue, quando la gioventù dovrebbe incominciare, ella è già terminata e passata per me. Giacché a forza di ostinatissime e indiscretissime applicazioni, ho rovinata la mia complessione crescente, indebolita la salute, e vista sopraggiungere la vecchiaia, quando era tempo di raccogliere, mediante la giovinezza, il frutto delle fatiche passate.


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Storia di un'anima
Memorie
di Giacomo Leopardi
pagine 156

   





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