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      a quello che ho detto della meschinità degli edifizi si può aggiungere la meschina figura che fa per esempio una torre ec. qualunque più alta fabbrica veduta di prospetto sopra un monte e così una città che si veda di lontano stesa sopra una montagna, che appunto le fa da corona e non altro: tanto è imparagonabile quell’altezza a quella del monte che tuttavia non è altro che un bruscolo sulla faccia della terra e in pochissima distanza sollevandosi in alto si perderebbe di vista (come certo la terra veduta dalla luna con occhi umani parrebbe rotondissima e liscia affatto) e si perde infatti allontanandosene sulla stessa superficie della terra.
      pieghevolezza dell’ingegno facilità d’imitare, occasione di parlarne sarà la Batrac imitata dal Casti.
      molto entusiasmo temperato da ugual riflessione e però incapace di splendide pazzie mi pare che formi in genere uno dei più gran tratti del suo carattere.
     
      GIOVINEZZA
     
      LA TOMBA DEL TASSO
     
      Venerdì 15 febbraio 1823 fui a visitare il sepolcro del Tasso e ci piansi. Questo è il primo e l’unico piacere che ho provato in Roma. La strada per andarvi è lunga, e non si va a quel luogo se non per vedere questo sepolcro; ma non si potrebbe anche venire dall’America per gustare il piacere delle lagrime lo spazio di due minuti? È pur certissimo che le immense spese che qui vedo fare non per altro che per proccurarsi uno o un altro piacere, sono tutte quante gettate all’aria, perché in luogo del piacere non s’ottiene altro che noia. Molti provano un sentimento d’indignazione vedendo il cenere del Tasso, coperto e indicato non da altro che da una pietra larga e lunga circa un palmo e mezzo, e posta in un cantoncino d’una chiesuccia.


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Storia di un'anima
Memorie
di Giacomo Leopardi
pagine 156

   





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