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      Gli orientali preferiscono farsi una casa nuova piuttostoché racconciarne una vecchia. I cani del Cairo sono un po' più esigenti di quelli di Costantinopoli rispetto a dimora. Ciò, bene inteso, perché godono, almeno i più, di condizioni meglio favorevoli e non trascurano di giovarsene. A Costantinopoli i cani hanno per tratto distintivo la pigrizia. Si accucciano in mezzo alla strada, cinque, sei, dieci in fila od in cerchio, arrotondati in maniera che non paion più bestie, ma mucchi di sterco, e là dormono giornate intere, fra un viavai e uno strepito assordante, e non c'è né acqua, né sole, né freddo che li riscuota. Quando nevica rimangono sotto la neve; quando piove restano immersi nella mota fin sopra la testa, tanto che poi, alzandosi, paiono cani sbozzati nella creta, e non vi si vede più né occhi, né orecchi, né muso. — Non è d'uopo ch'io dica al mio lettore che qui ho riportato testualmente le parole del De Amicis. L'oro si distingue dal rame.
      Al Cairo la cosa non va così per l'appunto. — Dico non va, ma forse dovrei dire non andava. Oggi al Cairo ci sono gl'inglesi. Io parlo del tempo in cui governava Sua Altezza Mohammed Alì, viceré, grande ammiratore di Sua Maestà Luigi Filippo re dei francesi. — Supponendo, adunque, che i cani in Cairo non abbiano gran fatto mutato i loro costumi dal tempo di Mohammed Alì, dico che molti di essi hanno, sui monticelli di macerie alla periferia o anche dentro la città, due appartamenti, uno pel giorno, l'altro per la notte.
      Il primo è una tana dalla parte di levante, il secondo un'altra tana dalla parte di ponente.


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I cani
di Michele Lessona
pagine 128

   





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