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      Quando il pointer non aveva ancora preso il posto del bracco, e quest'ultimo teneva il primato, l'uomo si compiaceva nello accudirlo, nel perfezionarlo, nel modificarlo. Ho già parlato testé della singolare modificazione che l'uomo indusse nel bracco, solcandogli le narici longitudinalmente in modo che sembra avere un doppio naso. Un'altra modificazione più notevole si ottenne, ed era comune in sul principio del corrente secolo nei bracchi del Piemonte. Il cacciatore, riconoscendo nella coda del suo bracco un imbarazzo, siccome era veramente nel modo di caccia di allora, lo volle senza coda, e l'ottenne. Nascevano allora bracchi colla coda appena rudimentale. Quei cani dei pastori della campagna romana di cui ho detto sopra, nascono quasi tutti senza coda, e ciò fu notato già da circa un secolo, e lo notò il Goethe, quando viaggiava in Italia; e diede la importanza che si merita a questo fatto di profonda modificazione indotta dall'uomo.
      Forse tale uso che hanno i pastori nella campagna romana è antichissimo. Columella raccomandava il taglio della coda ai cagnolini in età di quaranta giorni, siccome preservativo della rabbia. Al tempo di Shakespeare, in Inghilterra, le leggi forestali, che amo credere siano state oggi modificate, imponevano il taglio della coda ai cani dei villani. Si credeva che col tagliare la coda a un cane gli si togliesse il coraggio.
      «La speranza in certe faccende non è altro che un cane senza coda.» («Allegre comari di Windsor».)
      Le orecchie lunghe, piatte, flosce, penzolanti del bracco fanno un singolare contrasto con quelle diritte e aguzze del veltro.


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I cani
di Michele Lessona
pagine 128

   





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