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      Si accovacciava, a sera, presso a una buca, aspettava e addentava il topo all'uscita. Morì vittima della sua passione. Una notte era chiuso in una stanza e udiva il rosicchiare tranquillo di un topo nella stanza vicina e la parete spietata gli impediva di saltargli addosso. Ebbe un tale schianto al cuore che ne morì.
      Ma i grifoni da topi sovente muoiono giovani. Essi appartengono a un impresario il quale allestisce gli spettacoli pei divertimenti dei grandi signori. A questo impresario principale fanno capo altri impresari di seconda mano, i quali s'incaricano di provvedergli tanti topi quanti ne possa desiderare. La sala dello spettacolo ha uno spazio circolare in mezzo, intorno al quale si collocano gli spettatori seduti.
      Quando i nobili signori si sono adagiati, lo spettacolo comincia. Delle dozzine, o talora anche, quando c'è fior di nobiltà, delle centinaia di topi si versano sull'arena. Le povere bestiole, che hanno già avuto parecchie ore di travaglio, la cattura, il trasporto, l'imprigionamento, si direbbe che capiscono che ciò che sta per venire è ben peggio. Si mettono a correre affannosamente da una parte e dall'altra; e trovando dappertutto la inesorabile parete, e non un fesso, non un buco, non un rialzo, nulla, comprendono che pur troppo qualche cosa di terribile deve seguire a quella loro liberazione, in circostanze tanto straordinarie, sotto un'onda di luce, fra scoppi di voci, risa, brontolii, poi tutto a un tratto il silenzio.
      Il silenzio è quando si gettano in mezzo ai poveri topi smarriti due dei loro sterminatori.


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I cani
di Michele Lessona
pagine 128