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      Invero, si compiace nell'acqua quasi come una foca, regge a lungo sommerso: nuota volentieri tanto nei fiumi e nei laghi quanto nel mare. Talora va così lontano dalla sponda che veramente è una meraviglia il vederlo. Tutti i suoi movimenti nel nuoto sono eleganti e svelti, gli occhi espressivi dell'intelligente animale lasciano vedere la contentezza che prova. Se il suo padrone si butta nell'acqua con lui, la sua contentezza non ha più confini; gli si aggira intorno festosamente, gli nuota davanti, ritorna, manda lieti gridi, e gli pare sempre, quando il padrone ritorna a terra, che sia rimasto troppo poco, e lascia scorgere il suo rincrescimento. Ma dove l'animale diventa sublime è quando l'uomo è in pericolo nell'acqua; qui non si tratta più del padrone. È un uomo e basta; non lo ha mai veduto, ma si tuffa, si adopera con tutte le sue forze per salvarlo. Sa che si tratta sovrattutto di tenergli il capo fuori dell'acqua, e si adopera per modo da ottenere questo effetto. Sono numerosi i racconti di parecchi marinai salvati l'uno dopo l'altro da uno di questi cani; sovente esso dalla barca portò in bocca una fune alla spiaggia, e con quella si poterono salvare tutti insieme. A Parigi, come ognuno sa, fu organizzato un servizio particolare di questi cani, in riva alla Senna, nella stagione dei bagni. A Parigi, come dappertutto, vi è molta gente che va a bagnarsi senza saper nuotare, c'è molta gente che sapendo nuotare poco crede di saper molto e risica la vita. Le statistiche registrano molti casi di gente in tale condizione salvata da questi cani.


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I cani
di Michele Lessona
pagine 128

   





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