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      Allora gli uomini s'affollarono intorno ai cani, ed ognuno cercò i suoi in mezzo a quel brulicame. Un uomo ne conduce da quattro a sei, ma ha il suo bel da fare per tenere a freno gli impazienti animali. Era uno spingersi, un tirare innanzi, uno squittire, un latrare senza fine! Finalmente la schiera uscì dal villaggio, ordinata alla meglio, e porgendo uno spettacolo veramente magnifico. Si andava poco lungi, perché i boschi vicini presentavano un'abbondevole caccia, la quale era relativamente facile in grazia dello zelo e dell'abilità dei cani. Giunti ad una fitta boscaglia si formò una gran catena, e si sguinzagliarono i cani. Questi si precipitarono nel fitto della macchia, e ghermirono tutta la selvaggina cacciabile che si trovava colà. Mi si portarono ottarde, galline di faraone, francolini, persino pterocli che erano stati presi dai cani. Non occorre ch'io dica di più per attestare la destrezza di queste eccellenti bestie. Un'antilope non sfugge loro mai, perché si mettono in quattro o in sei per incalzarla. La selvaggina abituale si compone di antilopi, di lepri, di gallinacei; tuttavia altri animali ancora sono ghermiti dai cani, per esempio, cani selvatici (Canis simensis), volpi delle steppe (Vulpes famelica) ed altri carnivori, e mi fu assicurato che cadono preda dei veltri anche i leopardi, le iene, i ghepardi.
      «Quei cani sono l'orgoglio degli abitanti delle steppe, e sono anche da questi custoditi con una certa gelosia. Non si trovano presso agli arabi stazionari delle bassure del Nilo, e solo di rado un abitante delle steppe scende sino al Nilo con due o tre dei suoi favoriti.


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I cani
di Michele Lessona
pagine 128

   





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