Pagina (66/128)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      In tali occasioni ne perdono di solito uno per cagione del coccodrillo. I cani nati sulle sponde del Nilo o de' suoi affluenti e colą cresciuti non sono mai sorpresi dai coccodrilli. Allorquando vogliono bere si avvicinano solo colla maggior cautela al fiume e non vi si tuffano cecamente come l'inesperto cane delle steppe. Un cane del Nilo, per dirla in breve, si appressa con prudenza alla sponda del fiume, osserva attentamente l'acqua, cammina cautamente sino alla superficie di essa, fissa gli occhi sul perfido elemento e beve a sorsi, traendosi affrettatamente indietro alla pił lieve ondulazione; il cane delle steppe invece non pensa che qualche cosa possa essere nascosto nell'acqua, vi si slancia per rinfrescarsi il corpo e il petto, e cade di frequente vittima del coccodrillo. Non posso dire se questa sia la cagione per la quale non si tiene presso al Nilo nessun veltro, o se ve ne sia un'altra.»
     
     
      Veltri italiani[vedi figura]
      I signori persiani si tengono carissimi i loro veltri, li riparano dal freddo, almeno nelle contrade al nord di quello estesissimo impero, coprendoli l'inverno con gualdrappine, li accarezzano, se ne compiacciono in ogni modo. Io domandai un giorno a un rispettabile personaggio di quella nazione, uomo molto religioso, come mai mentre si lavava scrupolosamente le mani quando gli avveniva, cosa rarissima, di toccare un cristiano, non avesse poi scrupolo ad accarezzare il suo veltro palpandogli il dorso.
      «Un cristiano e un cane» soggiunsi «sono immondi allo stesso modo, e quelle medesime abluzioni che bisogna fare dopo aver toccato l'uno, bisogna pur farle dopo aver toccato l'altro.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

I cani
di Michele Lessona
pagine 128

   





Nilo Nilo Nilo