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      L'uomo che si mette il termometro clinico sotto l'ascella, vede benissimo le minime variazioni della propria temperatura. L'uomo che assiste a una prolusione accademica, a un discorso elettorale, alla lettura fatta dall'autore di una tragedia inedita, a un rendiconto statistico, a un saggio pedagogico, a una sonata di pianoforte di una signorina sentimentale, non sa dove sia maggiore il grado della noia che prova o ha provata.
      Di questo inconveniente del metodo del signor Galton io mi dolgo in particolar modo per ciò che sarei curiosissimo di sapere quale appunto sia il grado di noia che provo ai racconti di due o tre cacciatori, i quali, oltre al ripetermi sempre le stesse cose che ora so forse meglio, o almeno certamente al pari di loro, mi voglion poi sempre provare che le gesta meravigliose dei loro cani erano e sono l'effetto della grande educazione saputa dar loro.
      E qui si affaccia il grande quesito intorno alla efficacia dell'educazione.
      Il motto francese secondo il quale il valore del cane da caccia dipende tutto dalla buona razza, vuol essere rettamente interpretato. Il cane di buona razza, certamente, porta con sé molte attitudini; ma un buon ammaestramento le sviluppa e le fa fruttare come non avverrebbe mai senza di esso, e il più e il meno sono in rapporto coll'abilità, la pazienza, il senno e il sentimento dello ammaestratore.
      Il Brehm dice che le donne non son buone ad ammaestrare i cani, e che gli uomini virtuosi soltanto sono veramente buoni educatori di questi animali.


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I cani
di Michele Lessona
pagine 128

   





Galton Brehm