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      E qual sagace can nel monte usatoA volpi o lepri dar spesso la caccia,
      Che se la fera andar vede da un lato,
      Ne va da un altro e par sprezzi la traccia,
      Al varco poi lo sentono arrivatoChé l'ha già in bocca, e l'apre il fianco e straccia;
      Tal l'eremita per diversa stradaAggiungerà la donna ovunque vada.
     
      Doralice fuggiva sopra un cavallo, nel corpo del quale, per virtù d'incanti, Malagigi aveva cacciato un demonio, Rodomonte e Mandricardo la inseguivano:
     
      Rodomonte col figlio d'Agricane
      La seguitaro il primo giorno un pezzo,
      Ché le vedean le spalle, ma lontane:
      Di vista poi perderonla da sezzo;
      E venner per la traccia, come il cane,
      La lepre o il capriol trovare avvezzo.
     
      Orlando impazzito vede Angelica, non la ravvisa, ma le piace quel delicato sembiante cosiffattamente che
     
      Gli corre dietro, e tien quella manieraChe terría il cane a seguitar la fera.
     
      Qualche volta il compito del cane, nella caccia della volpe, è facilissimo; esso non ha da far altro che aspettarla al varco: l'uomo affumica la tana, la volpe è costretta ad uscirne per non morire asfissiata e il cane la addenta.
      Rodomonte caccia i nemici in fuga precipitosa, ma la fuga non è scampo: fuggendo da Rodomonte vanno incontro a Ruggero e Marfisa e trovano la morte:
     
      Chi fugge l'un pericolo, rimaneNe l'altro, e paga il fio d'ossa e di polpe.
      Così cader coi figli in bocca al caneSuol, sperando fuggir, timida volpe
      Poiché la caccia de l'antique taneIl suo vicin che le dà mille colpe,
      E cautamente con fumo e con fuocoTurbata l'ha da non temuto loco.


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I cani
di Michele Lessona
pagine 128

   





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