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      Madama reale Maria Giovanna Battista di Nemours, consorte al principe, e madama serenissima principessa Ludovica Maria, sorella di lui, accompagnavano sovente il marito e il fratello alla caccia e si mostravano, sovrattutto la seconda, intrepide cacciatrici.
      Il principe aveva dugento cani corridori, oltre ai segugi e ai veltri. Anche madama reale volle avere i suoi cani, piccoli per modo che si potevano mettere nel manicotto, e li volle portare alla caccia.
      L'italiano che si scrive in Piemonte anche oggi, generalmente parlando, non è di prima qualità, e, se ci fosse bisogno, questo volumetto ne sarebbe una novella prova. Ma quello che si scriveva alla corte di Torino nell'anno 1672... Eccolo:
      «Ha parimente Madama Reale la sua muta di ventiquattro cagnolini pagnoli tanto piccoli, che alcuni di essi si portano per ischerzo dalle Dame nelle proprie manizze, ma di tanto valore e coraggio nella caccia del lepre, che non la vogliono cedere ai maggiori di loro, e sogliono portarli alla campagna per delizia da loro canili in Carrozza...»
      Questo dello ammaestramento di cagnolini da signore alla caccia, se non è un fatto unico, è un fatto eccezionale, per trastullo. In sostanza, il trastullo delle padrone è la ragione d'essere di questi cagnolini.
      A Parigi una portinaia di mia conoscenza, guardando biecamente uno di questi cagnolini, spelato e pesante pel molto grasso, che teneva dietro faticosamente a un magra signora la quale aveva incominciato a salir le scale, gli disse:
      «Se la tua padrona non mi dà la mancia al capo d'anno, puoi mettere in ordine i tuoi affari».


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I cani
di Michele Lessona
pagine 128

   





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