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      Il poeta voleva domandare a Beatrice due cose; aveva due dubbi da farsi risolvere, non sapeva da quale incominciare perché i due dubbi lo tenevano entrambi ugualmente e non c'era ragione perché incominciasse da questo piuttostoché da quello, e perciò si taceva.
      Un uomo, egli dice, libero di scegliere fra due cibi ugualmente distanti da lui e ugualmente eccitanti in lui l'appetito, non troverebbe una ragione per muoversi verso l'uno piuttostoché non verso l'altro, starebbe sempre fermo e morrebbe di fame. Un agnello in mezzo a due lupi affamati e a ugual distanza dall'uno e dall'altro non avrebbe una ragione per fuggire da questo piuttostoché non da quello e non si moverebbe. Un cane in mezzo a due daini, in pari modo, starebbe fermo. Ecco i versi:
     
      Intra duo cibi, distanti e moventiD'un modo, prima si morrìa di fame,
      Che liber uom l'un si recasse a' denti,
      Sì si starebbe un agno intra duo brameDi fieri lupi, igualmente temendo:
      Sì si starebbe un cane intra duo dame.
     
      Io lo vorrei vedere quell'uomo affamato fra due cibi, che non si muovesse per non saper quale preferire! La cosa pareva strana anche a san Tommaso, che ci ragionò sopra, e conchiuse che l'uomo finirebbe sempre per trovare in uno dei due cibi una condizione che lo muoverebbe più forte. Per l'agnello poi, e pel cane, la cosa mi pare addirittura impossibile pel semplice motivo che gli animali non hanno, come l'uomo, la facoltà di fare delle sciocchezze spinti dalla forza del ragionamento.
      Orazio se la prende con un critico del suo tempo che si abbandonava allo ignobile compiacimento di biasimare gli scrittori deboli e temeva i forti, e gli dice che è un cane mordace coi poveri, ignavo col lupo.


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I cani
di Michele Lessona
pagine 128

   





Beatrice Tommaso