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      Gli spagnuoli dicono che non bisogna credere né allo zoppicare del cane, né al lagrimare della donna. Del lagrimare delle donne poi quel popolo spiritoso dice in ispecial modo che le lagrime ad esse costano poco e fruttano molto.
      Un altro personaggio di Shakespeare dice che le grida venefiche di una donna gelosa sono un veleno più micidiale del dente di un cane arrabbiato, e Menandro asseriva essere minor danno lo aizzare un cane che non una vecchia.
      Bruto nel «Coriolano» di Shakespeare malinconicamente fa notare come sovente siano percossi i cani quando abbaiano, sebbene siano tenuti appunto per questo.
      Il grande poeta riporta ancora un proverbio del suo paese, che dice che si fa presto a trovare un bastone per bastonare un cane, proverbio che corrisponde ai due versi del Pignotti:
     
      Ah troppo è ver, contro i potenti reiNon val ragione in povertà di stato.
     
      Un altro proverbio inglese, più consolante, afferma che ogni cane ha il suo giorno, ciò che vuol dire che per quanto sia infelice una esistenza, pure una volta o l'altra ha un raggio di bene. I piemontesi poi dicendo che val più un piacere che cento disgusti fanno capire che un momento di gioia nella vita consola di molti dolori.
      I bolognesi, quando vogliono burlarsi di un uomo che pretende di insegnare qualche cosa a chi non ha bisogno di ammaestramento e ne sa di più di chi si atteggia a maestro, parlano d'insegnare a un vecchio cane a dimenare la coda.
      Gli antichi chiamavano pranzo canino quel pranzo che fanno gli astemi bevendo soltanto acqua.


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I cani
di Michele Lessona
pagine 128

   





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