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      Nei mari di piccola profondità ogni onda può muovere le sabbie del fondo, e dà loro una superficie ondeggiata qual è quella di una pianura di sabbia esposta al vento. Nei mari profondi l'azione dei fiotti non si fa sentire sul fondo, se non laddove le spiagge sono esposte a venti impetuosi, ma quell'azione produce in allora effetti più importanti. Le rive occidentali dell'Adriatico superiormente alla Romagna sono esposte allo scirocco e più ancora al vento di levante; il primo dei quali è dominante in quel golfo, mentre il secondo è assai più violento e burrascoso. Mentre le acque dei fiumi continuano a portare al largo mare le torbide che depongono in vicinanza della foce, questo agitato dai venti esercita un'azione contraria in tutta la lunghezza della spiaggia, tendendo a respingere le materie medesime verso di essa. La violenza delle onde del mare si crede essere in certa proporzione colla profondità del medesimo e crescer con essa; ma la loro propagazione sotto la superficie delle acque ha un limite, oltre il quale il fondo del mare non vien mosso per qualsiasi tempesta. Vi ha quindi un punto nel quale massima è l'azione del mare per sollevare le materie del fondo, ed un altro pure vi ha più prossimo alla spiaggia, ove combinandosi il decrescimento di una tale azione colla quantità delle materie già poste in moto, massima deve essere la loro deposizione. Ivi perciò si vanno esse accumulando e formano una specie di scanno o duna, la quale emergendo successivamente dalla superficie del mare, viene ad alzarsi per l'aggiunta di altre materie che questo vi trasporta, ed anche per la sola azione del vento.


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Il mare
di Michele Lessona
Tipografia Sebastiano Franco Torino
1864 pagine 68

   





Adriatico Romagna