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      Aristotele manifestò la stessa opinione, e ciò pure hanno detto Cesare, Strabone e Plinio.
      Il primo che da questo concetto incerto di una azione della luna sul mare siasi innalzato al concetto fecondo di una attrazione è stato Keplero: questo concetto doveva poi venire svolto e portato a tanta altezza da superare ogni più nobile operato dell'umana mente dal Newton, colla dimostrazione dell'attrazione universale. Mac Leaurin, Bernouilli, Eulero, La Place, Whewell, hanno poi portato le cognizioni intorno a questo fenomeno tant'alto quanto si potesse desiderare, ed è ora cosa in vero splendidamente onorevole per lo umano ingegno questo predire le ore e i minuti della marea, per settimane, mesi ed anni avvenire.
      Così il navigatore fugge in tempo da quelle spiagge ove in certe epoche la marea può tornar pericolosa, sovratutto se al movimento regolare e consueto del mare si possa aggiungere la furia di venti impreveduti, e il fatto, spoglio di ogni paura che l'ignoranza suole incutere nelle menti, aspettato e prevenuto, prova una volta di più quanta sia la potenza della mente umana nell'investigare i fenomeni della natura, e trovare modo di farne suo pro e scansarne i danni.
      Nel Mediterraneo le maree son poco visibili, ma non del tutto assenti: l'ampiezza dell'oscillazione dovuta alla marea, a Genova, è a un dipresso di trenta centimetri; a Venezia (COLLEGNO, opera citata) la differenza fra la bassa e l'alta marea nei novilunii e pleniluni varia dai sessanta ai novanta centimetri, secondo le epoche dell'anno, ed ha la sua maggiore elevatezza verso il solstizio di inverno nel quale, se concorrano eziandio, a sostenere le acque, le burrasche prodotte dai venti australi, la marea ascende in qualche straordinario caso fino a due e più metri, ed allora alcune strade e piazze della città di Venezia ne sono inondate.


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Il mare
di Michele Lessona
Tipografia Sebastiano Franco Torino
1864 pagine 68

   





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