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      L'uomo si distingue dal bruto per la tempra del suo intelletto: quanto più l'uomo coltiva l'intelletto, tanto più si solleva, e si stacca e si allontana dalla bestia. In guerra, il soldato che sa leggere e scrivere è altresì più coraggioso, più disciplinato, più tollerante dei disagi, più forte, più umano dell'analfabeta. Le rivolte sanguinose e feroci sono state fatte da quelli che non ebbero mai a che fare coi sillabarii, nè per certo è la stampa libera che spinge gli antropofagi a divorarsi. Le cattive letture possono nuocere come le buone giovare, ma possono meglio giovare le buone che non nuocere le cattive: il male è alle volte nell'uomo più che nel libro. Ma fra l'uomo che non sa leggere e quello che legge libri men buoni, e starei quasi per dire cattivi, il primo val meno del secondo. Non si tenti perciò d'impedire che l'alfabeto penetri nelle officine, nei sottotetti, nei tugurii, nelle stalle, da per tutto, chè la cosa oggi sarebbe non pure impossibile, ma anche dannosa. Si cerchi al contrario di ammannire alle avide menti il pasto salutare delle buone letture. Del resto, per fortuna, quelli oggi fra noi che francamente a fin di bene osteggiano la diffusione d'ogni sapere nel popolo, sono pochissimi. Sono, per disgrazia, men rari quelli che senza amar svisceratamente l'istruzione diffusa fra gli uomini, temono ch'ella s'allarghi e, quasi contagio, s'attacchi anche alle donne.
      Il nero dell'Africa non sa volgere a suo vantaggio la forza dei bruti, ma vi adopera, senza pietà quella della donna: la obbliga a lavorar il campo, ad allestir il cibo, a fabbricar la capanna, all'ombra della quale egli riposa mollemente sdraiato fumando.


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Volere e potere
di Michele Lessona
pagine 482

   





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