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      È verosimile che si trovino oggi in Sicilia uomini atti a tutti gli uffici, necessari all'odierna macchina dello Stato, e che non sia utile prendere dal continente uomini pratici ed eminenti, pel bene della Sicilia stessa?
      A ogni modo, questa questione non è tale che valga il peso che le si dà. Si anteponga pure, si desideri, si promuova il decentramento, ma non si sfiati, ma non si scrolli dalle fondamenta il governo perchè in Sicilia gli impiegati non sono tutti siciliani; per una sorte ch'è comune a tutta l'Italia non c'è motivo di opporsi ad ogni costo al governo.
      Pur troppo furono usate armi peggiori. La sentenza gesuitica che il fine giustifica i mezzi, fu maneggiata a tutto pasto anche dai liberali.
      L'antico governo fu scellerato, non ebbe ritegno nè vergogna di blandire turpi e basse passioni, di fomentare vizi nefandi, di adoperare uomini malvagi, di compiere fatti orribili. Ma in parte ciò fecero anche i liberali; per essi pure il mal seme portò il pessimo frutto.
      Certe nefandezze commesse in Palermo nel settembre del 1866, non hanno riscontro che ne' tempi più feroci del medio evo, e fanno raccapriccio ed orrore a pensarvi.
      Di quei brutti fatti si paga ora in parte la pena colle strane e paurose voci che corrono intorno allo stato della pubblica sicurezza in quella città.
      Il forestiero che arriva al cader del sole in Palermo, e non vuole parere a sè stesso codardo, dopo il desinare sale nella sua camera, cava dalla sacca da viaggio il revolver, se lo pone nella tasca di sotto dell'abito a sinistra, e tenendo sopra, a traverso il petto, la mano destra, coi muscoli tesi scende la scala, immaginandosi, appena fuor dell'albergo un'oscurità rotta solo dal fosforescente luccicare degli occhi dei malfattori.


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Volere e potere
di Michele Lessona
pagine 482

   





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