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      Su la funebre zolla; e chi sedeaA libar latte e a raccontar sue pene
      Ai cari estinti, una fragranza intornoSentia qual d'aura de' beati Elisi.
      Pietosa insania, che fa cari gli ortiDe' suburbani avelli alle britanne
      Vergini, dove le conduce amoreDella perduta madre, ove dementi
      Pregaro i genii del ritorno al prodeChe tronca fe' la trionfata nave
      Del maggior pino, e si scavò la bara».
      Ma lasciamo in pace i morti e torniamo ai vivi.
      Proposito di questo libro, secondo quanto fin da principio fu detto, è di chiarire quanto possa in pro degli altri e di sè chi è dotato di volere perseverante e tenace, e come con questo si vince ogni dura prova; e ciò si vuol provare con alcuni esempi scelti in Italia, dove non è poco il bisogno.
      Due maniere di ostacoli contrastano all'esercizio della volontà ferma e gagliarda, e tendono ad indebolire la vigoria ed a distruggerne i benefici effetti: la povertà e la ricchezza.
      Non è vero che la povertà sia condizione per sè favorevole al bene operare; anzi è grave intoppo.
      Il bene operare ha un motivo più nobile, ed è appunto questa nobiltà del motivo che fa sì che il povero lotta coraggiosamente e riesce a spianare, oltre agli ostacoli inerenti all'impresa che vuol compiere, quelli altresì gravissimi con cui la povertà gli contrasta.
      Il ricco che si sente in petto la volontà di ben fare, deve combattere contro le seducenti morbidezze che adduce l'abbondanza degli averi, il mal vezzo di rimandare da oggi a domani uno sforzo, una risoluzione penosa; l'abito dell'inerzia che così agevolmente, così inavvertitamente, si piglia, e richiede molta fatica ad essere cacciato via.


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Volere e potere
di Michele Lessona
pagine 482

   





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