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      A ogni modo, detto e ripetuto, non avrebbe valso a nulla. Egli era tanto assuefatto al lavoro, che non stava mai un minuto senza far nulla. Considerava attentamente tutto ciò che gli cadeva sott'occhio, e viaggiando s'era fitto in capo questa suprema verità, che non v'ha nazione forte davvero e grande di grandezza durevole che non abbia per la via del lavoro acquistata e mantenuta la sua grandezza e la sua forza: aveva visto da vicino il popolo inglese, e sotto la scorza ruvida e strana di quel popolo, sotto quella prima tinta di pregiudizi, aveva ravvisato tutto ciò che esso ha di buono, di forte, di grande; e paragonando la prosperità delle loro cento città operosissime, colla miseria della sua diletta Palermo, della Sicilia e dell'Italia, il giorno che si trovò solo con buon capitale di denaro e con un miglior capitale di buona volontà, di vigoria, di senno, di ammaestramenti acquistati e di bramosia di acquistarne di nuovi, si propose di rivolgere tutte le sue forze a migliorare le condizioni del paese, sviluppandone il commercio, promovendone l'industria, operando per il benessere materiale delle moltitudini, del quale anche il benessere morale tanto si avvantaggia.
      Egli sapeva a vent'anni ciò che oggi molti uomini canuti non sanno, vale a dire che un popolo tanto migliora quanto più acquista in prosperità col lavoro, e che una regola d'aritmetica imparata bene giova più d'un volume di massime morali recitate pappagallescamente e mal comprese. Appuntò lo sguardo nell'avvenire, e sentì dentro di sè che, ove la vita glielo avesse permesso, avrebbe impresso e trasfuso nei suoi compaesani un benefico ammaestramento; e si diede tutto alla nobile impresa.


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Volere e potere
di Michele Lessona
pagine 482

   





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