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      L'Italia ha una ricchezza di cui non trae frutto abbastanza, ed è la pesca: il suo estesissimo litorale (ora che le vie di comunicazione all'interno si sono moltiplicate) potrebbe, a un bisogno, alimentare tutta la nazione coi soli prodotti del mare, solo che se ne sapesse trarre convenevolmente partito. Queste vie mancavano quasi in tutto ai tempi che il signor Florio incominciava i suoi studi sui modi di migliorare con nuove imprese le condizioni della Sicilia: ma si avvide che anche allora v'era qualcosa da fare su questo punto, e postovi mano dopo un attento esame dello stato delle cose, i suoi disegni produssero un meraviglioso successo.
      La pesca del tonno poteva allargarsi di molto, e, bene indirizzata, apportare grandi profitti. Si risolvette pertanto di dare un impulso potente a siffatta pesca, e moltiplicò le tonnare, migliorando gli strumenti di pesca, inventandone taluni, come la così detta Montaleva, per la quale, in cambio di aspettare le centinaia di tonni a branchi, si possono pescare alla spicciolata, anche un tonno per volta. Insegnò a utilizzare anche quelle parti del pesce che prima si gettavano, e trarne olio per farne concime; e dalle parti carnose a cavarne più frutto, introducendo la preparazione dello scabeccio, o tonno in olio, che mandava per tutta l'Italia. Le tonnare di Favignana, di Formica, di Scopello, di Secco, di San Giuliano, di Vergine Maria, dell'Arenella presso Palermo, fruttarono un buon milione a lui e molti milioni alla Sicilia. Egli ancora oggidì tiene in proprio, per diletto, la tonnara dell'Arenella: le altre cedè per attendere a nuove imprese.


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Volere e potere
di Michele Lessona
pagine 482

   





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