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      Se in cambio di rivedere la ragione ed i guadagni del signor Florio, tirassimo il conto di ciò che ha fatto guadagnare al paese, finiremmo per abbandonare l'impresa senza venirne a capo, tanti e tanto maggiori furono i lucri che dalla sua operosità derivarono alla collettività. Egli, così acuto e sagace nel fiutare i buoni affari, non si peritò mai di spendere (altri diceva sciupare) denaro, che avrebbe potuto tenersi in tasca, per far lavorare in casa ciò che avrebbe con minore spesa potuto trarre di fuori. Non si tenne mai dal dare l'esempio, e dal metterci di suo, per introdurre una nuova industria in patria, anche quando non ne sperasse vantaggi immediati. Oggi, almeno quattromila famiglie da lui hanno pane. E famiglie innumerevoli benedicono la sua beneficenza che ama esercitarsi in segreto, ed abborre dagli articoli dei giornali.
      La singolare modestia non lo salvò dagli onori consueti, decorazioni, medaglie, premi, ecc. È senatore del Regno; stimato, ben voluto, riverito, la bontà dell'animo suo è universalmente celebrata in Palermo, come in ogni paese commerciale è celebrata da tutti l'integrità, l'esattezza, la puntualità, la perizia sua nei commerci. Ricorda con amore le sue origini. Nel principio della sua carriera, quando già aveva ammassato parecchi milioni, una famiglia patrizia (se è vero ciò che si racconta) non avrebbe sdegnato d'umiliare il titolo al sacchetto, come dice il Giusti, e d'incrociarsi col ricco popolano, a patto che smettesse la drogheria: ma egli non volle sentirne discorrere; e l'antica drogheria sta aperta tuttora coi nomi d'Ignazio e Vincenzo Florio.


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Volere e potere
di Michele Lessona
pagine 482

   





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