Pagina (97/482)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Non trovò cattiva accoglienza. Stranieri entrambi a Parigi, e l'uno come l'altro desiderosi di far fortuna, se ben collocati in due posti assai lontani sulla via che vi mena, erano condotti naturalmente a darsi la mano. Lo Spagnuolo accolse l'Italiano in presenza del suo commesso viaggiatore, lo squadrò e gli chiese senz'altro, se davvero si contentasse di un piccolo stipendio, di venire tra qualche giorno a tenere i suoi conti quando il commesso fosse partito. E l'Italiano, senza forse sapere che si dicesse, rispose che sì. Uscì Enrico insieme al commesso, col quale il Galante subito prese amicizia, e tra via andava mulinando su l'impegno che aveva assunto, e chiedendo a sè stesso come l'avrebbe potuto adempiere. Il commesso spagnuolo lo veniva riguardando, e finalmente gli domandò di che cosa fosse così preoccupato. Il buon giovane rispose francamente confidandogli come egli dubitava di avere promesso troppo.
      - Ma vediamo un po', ripigliò l'altro, non ne sapete davvero proprio nulla di conti?
      A cui il Galante raccogliendo il concetto che s'era fatto de' registri e de' conti dalle sue osservazioni sul banco del magazzino che spazzava, e confessandogli via via nel discorso a che termini si trovasse, gli venne dimostrando, senza accorgersene, l'onestà dell'animo suo e le sue buone disposizioni al lavoro.
      - Io debbo rimanere altri quindici giorni a Parigi, riprese generosamente lo Spagnuolo; prima di pormi in viaggio, se voi vorrete proprio davvero, in questi quindici giorni io conto di mettervi in grado di tenere i registri del nostro banco fino al mio ritorno.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Volere e potere
di Michele Lessona
pagine 482

   





Parigi Spagnuolo Italiano Italiano Enrico Galante Galante Parigi Spagnuolo