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      Il giorno che fu mostrata al popolo con la solennità che s'usa a Roma la Madonna con altri quadri, fu una terribile prova pel Morelli. Recatosi all'osteria al suo solito cantuccio dove si riduceva sconosciuto da tutti, ebbe a udire il franco giudizio dei più valenti artisti ch'erano allora in Roma. Il giudizio di tutti riassunto dall'energica parola del Caffi, morto poi a Lissa, che allora era in Roma, fu che due quadri soli fra i tanti episodi avevano vero valore, uno dei quali d'un pittore del tutto ignoto, una Madonna d'un certo Morelli.
      Il nostro pittore non potea più contenersi, e fu riconosciuto da tutti quando il garzone dell'osteria, che ne sapeva il nome, andò a cercarlo nel suo cantuccio e gli chiese se il Morelli fosse lui. Le grida andarono al cielo a sentir che così era; e più crebbe la meraviglia, quando seppero con che strana fatica, in difetto di modelli, avesse dovuto egli condurre la sua pittura. Il Caffi lo prese per mano, ed in presenza di tutti lo rimproverò, perchè avendo bisogno di lavorare, non avesse mai mostrata fiducia nella società dei pittori che studiavano a Roma, per ogni sorta di sussidi. Il Morelli volea rispondere, ma quei gli rinnovò i suoi rimproveri, a cui tutti gli altri fecero coro. Rincarò su questi rimproveri il garzone dell'osteria chiamandosi offeso, con quella generosità che s'incontra nella plebe romana, che il Morelli ridotto a tali strettezze non avesse fatto mai a credito con lui come tanti artisti più ricchi, coi quali egli faceva i conti solo a quadri finiti; e non s'acquietò se non quando il Morelli gli ebbe consentito, per ammenda, di non pagare più il conto da quel giorno sino a quello della sua partenza per Napoli.


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Volere e potere
di Michele Lessona
pagine 482

   





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