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      Con assidue fatiche, chè dovette lottare colla più sconfortante ristrettezza dei mezzi, ordinò, ed istituì un giardino botanico, nel quale, sempre intento allo studio pratico della sua scienza prediletta, passava tutte quelle ore che le altre occupazioni gli lasciavano libere.
      Nel 1826 mentre era rivolto col più grande fervore ai suoi studi, fu colpito da violenta encefalite, e quale conseguenza funesta di tale malattia rimase privo affatto della vista a 39 anni d'età. Mancante così dell'organo più importante per un osservatore attento delle cose naturali, non si perdette d'animo, ma con quell'audace superiorità della mente che non si arresta ai più aspri ostacoli, ma sostenuta dalla gagliardia delle proprie forze, fieramente li sormonta, stabilì tosto di perseverare ugualmente nel cammino degli studi intrapresi, e di accompagnarne, anzi, di arricchirne e confortarne la squallida cecità; e deliberò senza esitazione di continuare ad addentrarsi appunto nelle osservazioni materiali e minute della botanica, divisando in pari tempo di essere sempre utile, tuttochè cieco, alle scienze ed all'umanità e lo fu infatti, e forse meglio che non quando era provvisto degli organi visivi. Riprese l'interrotto corso delle sue lezioni, nelle quali fu più dotto e fecondo, perchè la potenza ordinatrice delle idee invigorì, non distratta dalle sensazioni visive, e col perdere della vista tanto seppe acuire gli altri sensi e specialmente quello del tatto, da porsi in grado di riconoscere il genere e la specie di qualunque pianta che dapprima gli fosse stata nota, col solo palparla con le dita, e aggiungere qualche domanda.


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Volere e potere
di Michele Lessona
pagine 482