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      La sera, e non di rado parte della notte, le consacrava allo studio del disegno, finchè giungeva la festa, giorno veramente di allegrezza e di pace, che tutto intero passava rinchiuso in casa sua, seduto presso alla moglie amorosa, in continua, incessante, febbrile fatica di disegnare.
      L'anno che seguì quello del suo fortunato matrimonio scolpiva in legno una S. Filomena, in cui si cimentò per la prima volta quell'ingegno ancora inconscio e mal sicuro di sè, e la non spregevole statuetta comprò un dabben uomo russo che si ostinò a sbattezzarla, e attestò i suoi gusti iconoclasti imputandosi a riconoscerla per una Speranza.
      In questi continui lavori, in questa lotta incessante del bisogno che costringe ad ingrate fatiche manuali col genio prepotente che chiedeva alimento di fecondi riposi e di studi, in questo travaglio quotidiano, in questa povertà domestica, si dibatteva il Duprè da tre anni, dando alla bottega del Sani il meglio del suo tempo, ai disegni del Magi le insonni sue notti, e allo studio dello scultore Cambi le poche ore rubate al riposo, quando finalmente nel 1840 con un bassorilievo rappresentante il Giudizio di Paride, concorse al premio triennale dell'Accademia fiorentina di Belle Arti, e per sua fortuna l'ottenne.
      Ben altri e ben più splendidi trionfi dovevano in pochi anni far lieto il cuore del giovane scultore, ma certo nessun altro mai fu tanto caro al Duprè quanto quella prima vittoria, che rianimò lo spirito abbattuto dell'uomo, e ravvivò la fiamma del genio dell'artista, mentre il primo era per soccombere sotto i colpi dell'avversa fortuna fra gli stenti, le miserie.


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Volere e potere
di Michele Lessona
pagine 482

   





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