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      La seconda poi mi guarì della mania di far versi, col dimostrarmi che non ero poeta.
      «Il mestiere, per altro, da me trascurato in questa mia nuova posizione, veniva sovente ad amareggiare la mia tranquillità, perchè vedeva l'assoluta necessità di un qualche soccorso pecuniario alla tenuità dello stipendio annesso al mio impiego, ma non mi soddisfaceva tale arte, e mi sembrava ornai tardi a rivolgermi ad un'altra. Un giorno il buon vecchio Ciaccheri, entrandomi a parlare delle cose mie, mi disse che gli faceva meraviglia la cattiva scelta del mestiere da me fatta: gli risposi candidamente, che la scelta non era stata di mia elezione, e che di buona voglia avrei lasciato quel mestiere se avessi potuto lusingarmi di riuscire in quello di legatore di libri. Egli s'incaricò di render possibile questa permuta, e si prese a cuore di trovarmi l'officina ove avrei appreso il nuovo mestiere, mentre io procurai con ogni impegno di riuscirvi, e questo mi è stato di un gran soccorso per provvedere alla mia sussistenza non solo, ma a quella di una consorte, che tolsi all'età dì ventidue anni, e che m'incoraggiò sempre alla vita attiva, soccorrendomi ancora coll'opera sua e coll'esempio. L'esercizio del mestiere mi somministrò ancora il mezzo di poter dare qualche limitato soccorso ai miei genitori, omai inabili per l'età a potersi procacciare il bisognevole, nei tempi scabrosi che sono in addietro trascorsi, e allora fui costretto a rinunziare a qualunque progetto d'istruzione.
      «L'anno 1804 passai al servizio diretto di questa Biblioteca, che allora formava parte della nostra Università. Viveva ancora l'abate Ciaccheri, che mancò in mia casa nel termine di quell'anno medesimo.


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Volere e potere
di Michele Lessona
pagine 482

   





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