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      Il nome dell'Orosi suona chiaro oggi e venerato in tutta Italia. Cercato per consiglio, per giudizio, per esempio, egli occupò nella sua patria adottiva ed occupa tuttavia molti pubblici uffizi cui lo chiama spesso l'unanime voto de' suoi concittadini, il governo si valse dell'opera sua in mille delicate faccende, e ne lo rimeritò con onorificenze e con attestazioni di lode infinite. A cotesto segno altissimo egli giunse colle sole forze del proprio ingegno e della propria volontà. Nelle lettere e nelle scienze non ebbe mai maestri, proprio nessuno in tutta la vita,... non godè mai del benefizio di assistere ad alcun corso di celebri professori, nessuna mano amica si mosse in suo soccorso giammai nè a somiglianza d'altri, quanto lui poveri e come lui felici d'ingegno, trovò chi lo mantenesse a studio o gli procurasse i mezzi di andar fuori d'Italia a educare la mente nelle grandi scuole straniere.
      La storia intima dell'Orosi può insegnare a' giovani che nella battaglia della vita la vittoria è di chi sa volere, la fortuna di chi sa lavorare, che il lavoro è un'arma potentissima contro i colpi della sventura, che chi si accascia, si abbandona, si sconforta, e discende a vergognose transazioni colla propria coscienza, calpestando la dignità d'uomo e di cittadino, colla scusa del bisogno, del dolore, o della persecuzione, e accusando enfaticamente il destino, è troppo spesso un vigliacco e spregevole soldato, e studia contestare col pretesto della inevitabile fatalità, le basse tendenze d'un'anima debole o corrotta.


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Volere e potere
di Michele Lessona
pagine 482

   





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