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      Fioriva allora in Parigi il famoso scultore Pradier, membro dell'Istituto di Francia, e la gloria di cui illustrava il suo paese era giunta al massimo.
      A lui ricorrevano tutti i figuristi italiani che amavano acquistare il diritto di riprodurre in gesso i suoi capolavori, onde attivare la loro industria ed il loro commercio. Il Pradier per conseguenza trovavasi costantemente in relazione e col Picchi e col Fontana.
      Avendo così avuto campo di osservare alcuni de' suoi originali riprodotti in gesso dal giovane Marchi, il Pradier rimase colpito dalla precisione e dalla grazia con cui que' lavori erano stati eseguiti, e volle conoscerlo personalmente. Da quel giorno vi fu simpatia vicendevole; e venuto l'anno 1841 il Marchi ebbe la fortuna e l'ambito onore di venir ammesso nello studio del sommo artista per non più esser diviso da lui che il giorno della sua morte.
      Dapprincipio il giovane allievo guadagnava pochissimo, ma non andò molto tempo che venne messo a parte dei lucri in una data proporzione per ogni statuetta che modellava, e venne così a guadagnare fino a venti lire al giorno.
      Da allora ebbero principio i risparmi del Marchi, il quale volendo prepararsi un avvenire indipendente, viveva colla massima frugalità.
      Pradier lavorava per la famiglia di Luigi Filippo, per l'Accademia delle Belle Arti, per il Museo di Versailles, e più tardi per il Palazzo di Cristallo di Londra, e nelle sue relazioni cogli alti personaggi che presiedevano a detti stabilimenti, impiegava spesso il Marchi, per cui questi non tardò molto a cattivarsi la stima, la benevolenza, e la protezione di molte e cospicue persone, e particolarmente del conte di Montalivet e del signor De Salvandy.


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Volere e potere
di Michele Lessona
pagine 482

   





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