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      I Fratelli Lollini
      Pietro e Paolo Lollini ci porgono uno dei più belli esempi di quello che valga la tenacia del proposito a condurre un'impresa a buon fine, e l'onorata vita a procacciare l'onore e la stima dei concittadini.
      Figli d'un povero operaio bolognese, furono posti a bottega in tenerissima età e privi d'ogni più elementare cultura. In quella prima infanzia ebbero la sventura di perdere un fratello maggiore che li amava molto, e di cui essi parlano anche oggi con affetto e con orgoglio: abile operaio, verso il 1834 quel loro fratello s'era impegnato a fare una bilancia la quale doveva segnare il peso colla misura bolognese, e ragguagliarlo col peso metrico. Riuscì nel suo intento; presentò quella sua bilancia ad un giurì di orgogliosissimi scienziati, i quali senza neanco guardarla, la giudicarono cosa di nessun valore; e l'operaio morì di crepacuore.
      I due poveri fanciulli lavorarono nella bottega di un arrotino: Paolo girava tutto il giorno la ruota, e Pietro disimpegnava i lavori manuali più gravosi della bottega. Avevano una sorella, cameriera in una casa patrizia, ottima donna che era degna di miglior condizione, e l'ebbe. Tornando a casa dalla bottega, i fratelli andavano a salutare la sorella, che amavano teneramente e rispettavano con filiale rispetto. La padrona della giovane, ottima signora, ordinò che quando venivano i fratellini della Luigia, si desse loro la minestra e qualche altro cibo.
      Quella casa patrizia era la casa Minghetti.
      Il commendatore Marco Minghetti aiutò pure più tardi i fratelli Lollini, promuovendo una società di cui egli era parte principale, onde fornire capitali ai due fratelli, che allora già si rivelavano valentissimi artisti.


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Volere e potere
di Michele Lessona
pagine 482

   





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