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      Egli era venuto in sui diciassette anni, ed ormai aveva imparato in Busseto tutto ciò che vi si poteva imparare: era al punto che per fare come gli altri, avrebbe dovuto trasferirsi, e giungere, sempre come gli altri, a beccarsi una laurea. Ma tanto non poteva la povertà del padre, che aveva fatto ogni sacrifizio per mantenerlo quei primi anni in Busseto; perciò gli fece sapere che dovesse ridursi a casa e mettersi al lavoro dei campi, quando da sè non avesse trovata altra via.
      Una bella istituzione di Busseto, detta del Monte di Pietà, sovviene di venticinque lire al mese quattro giovani poveri e promettenti, che possano compiere fuori la loro educazione. Il Verdi chiese una di quelle borse per recarsi a Milano a proseguire gli studi musicali, e l'ottenne ma venticinque lire, per vivere che si voglia a stecchetto non bastano a campare; onde il Barezzi promise che avrebbe messo di suo il restante. perchè il giovinetto in Milano potesse mettere assieme un mese coll'altro; e così si rimase.
      Partì adunque il Verdi alla volta di Milano, con pochi quattrini in tasca, con sotto il braccio alcune sue composizioni musicali, fatte tra i dodici e i diciassette anni, e con tesori di speranza e di forza nell'anima. E gli capitò a prima giunta la più strana ed inaspettata cosa che si possa pensare.
      Presentatosi al Conservatorio per esservi ammesso, gli si diede un non so quale esame. Furono rivedute le sue composizioni, fu fatto suonare, e, ponderata ogni cosa, messo alla porta come inetto alla musica!


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Volere e potere
di Michele Lessona
pagine 482

   





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