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      San Tommaso, Gian Giacomo Rousseau, per tacer d'altri, nella loro gioventù, furono stimati ingegni mediocri da uomini che si tenevano in conto di buoni conoscitori.
      Quei primi componimenti che il Verdi metteva sotto il naso al maestro del Conservatorio, non erano in tutto secondo le regole; e il giovanetto non teneva con garbo le mani sul pianoforte. - Peccato imperdonabile per un maestro, che prima d'ogni cosa guarda al portamento! Quel maestro non era un uomo volgare; tirò su non pochi buoni scolari, da cui è ricordato con amore, e dava opera allo insegnamento con coscienza e zelo. Ma un maestro è sempre un maestro: vale a dire, più amante delle regole che non del bello, più del lavoro finito che non del nuovo, più del corretto che non del grande. Egli non seppe scorgere un merito nel suonare bene, come faceva il Verdi, con quel cattivo portamento; non seppe vedere fra gli errori di quelle composizioni l'ingegno originale di un giovane venuto su da sè alla campagna, come un cerro sul monte. Lo sentenziò per inetto, e contro quella sentenza non c'era riparo. Quella fu pel Verdi una saetta che lo coglieva in sul capo, proprio in sul primo entrar nella vita! Chi fosse stato men forte di lui si sarebbe perduto d'animo; avrebbe dato retta alla voce autorevole che lo respingeva dal tempio, avrebbe creduto d'essersi ingannato sulla propria inclinazione, avrebbe abbandonato il campo, e battuta altra via. Ma egli era tale che, in luogo d'accasciarsi, per gli ostacoli si ringagliardiva; l'animo gli diceva ch'egli era nato alla musica non ostante quella gran sentenza in contrario; ed apertosi al Barezzi, che vedendolo così risoluto gli fece cuore, volle a tutti costi tirar innanzi.


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Volere e potere
di Michele Lessona
pagine 482

   





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