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      Furon veduti vecchi che egli tutte le mattine mandava a prender a casa, e tutte le sere faceva riaccompagnare, per tenerli il giorno nello stabilimento, nello scopo sopradetto.
      Quando il colèra del 1836 imperversò in Venezia, con tutto il terrore di un nuovo, ignoto, tremendo malore, e tanti si volsero in fuga, e caddero al tutto gli affari, l'Antonelli tenne tutti i suoi operai, e li confortò al coraggio e al lavoro coll'esempio. Quando nel 1849 durante l'assedio ogni lavoro era cessato, e possiamo dire ogni ragion di lavoro, in Venezia, l'Antonelli tenne aperto il suo stabilimento, non congedò pur uno dei suoi operai, continuò a dare guadagno a tutti, e con quanto suo danno ognuno ben se l'intende.
      Perciò fu pianto alla morte come un padre, non solo dai suoi operai, ma da tanti cui in segreto beneficava respingendo bruscamente i ringraziamenti. Ben a ragione nelle epigrafi dettate pel suo funerale, il professore Lodovico Pizzo potè dire di lui cheNATO POVERO
      FRA GLI AGI E GLI ONORIMERITATI
      IL SENTIMENTO DEL CUORENON MUTÒ
      NEI POVERI PIETOSISSIMOSEMPRE
      Il bene fatto all'Italia dall'Antonelli colle sue pubblicazioni è incalcolabile, sì per le opere popolari e d'istruzione, come per quelle di alta letteratura. Parecchie pubblicazioni pregevolissime di scrittori latini e nuove traduzioni vennero fatte per opera sua, affidandosi egli allo eletto ingegno del professore Pietro Canal, che con pari felicità tratta disparate ed ardue discipline.
      Le pubblicazioni dell'Antonelli compresero tutti i rami dello scibile umano.


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Volere e potere
di Michele Lessona
pagine 482

   





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