Pagina (380/482)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Prima aveva navigato col padre, ed ora si trovava solo.
      Il padre del Canevaro era ottimo uomo, e il figliuolo era pieno di affetto per lui, e pieno d'affetto per l'ottima madre sua, la quale lo amava tenerissimamente.
      Ora egli si trovava a bordo, solo in mezzo a gente che non aveva mai veduto, tutt'altro che carezzevole: solo da mane a sera e da sera a mane in quella solitudine solenne, spingendosi velocemente a gonfie vele sempre più lontano la nave.
      Allora quel fanciullo sentì come dentro a sè confusamente una voce che gli disse: «Tu sei abbandonato a te stesso, ed alle tue forze: guarda di far buona prova, e fa' in tutto scrupolosamente il tuo dovere». E così fece.
      Per qualche giorno il capitano Vigne non gli disse motto: ma lo teneva d'occhio. Vedutolo operoso e taciturno, pieni gli occhi di mesti e forti pensieri, lo chiamò a sè, chiamò il primo pilota, ed ordinò a questo che insegnasse a leggere e scrivere al fanciullo, e lo facesse così lavorare qualche ora tutti i giorni.
      Trattenutosi per qualche tempo il bastimento nel porto di Cadice, il capitano Vigne diede un maestro al fanciullo, e incominciò a dirgli qualche parola amorevole: ma se egli si mostrava per caso svogliato della scuola, il capitano ripigliava il suo austero cipiglio consueto.
      In breve però il capitano prese ad amare il piccolo Canevaro con paterno affetto.
      Giunto il bastimento all'Avana, venne a bordo un nuovo primo pilota, per nome Bernardo Mazzino, genovese; egli aveva fatto naufragio con un bastimento di cui era capitano, e s'era raccomandato al capitano Vigne, suo vecchio compaesano ed amico, perchè lo prendesse seco come primo pilota: ciò che fu fatto.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Volere e potere
di Michele Lessona
pagine 482

   





Canevaro Vigne Cadice Vigne Canevaro Avana Bernardo Mazzino Vigne