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      «Questi signori mi hanno rappresentato in prigione; ma essi non sanno il delitto che mi vi ha condotto, e in ciò essi sono tanto istruiti quanto io, e quanto coloro che han fatto correre una tale storiella. Si potrebbero scrivere dei romanzi, come potrebbonsi fornire altrettanti argomenti per litografie e disegni. A mo' d'esempio, si è detto che avendo sorpreso il mio rivale in casa della mia amante, io l'ho bravamente ucciso per di dietro, nel punto in cui egli era fuori di combattimento. Altri han preteso che il mio furore geloso si esercitasse sulla mia stessa amante, ma non vanno d'accordo sul modo con cui io avrei posto fine ai suoi giorni. Gli uni vogliono che io mi sia servito di un pugnale; gli altri che io abbia voluto godere della sua agonia mercè certi veleni. Insomma, ognuno annunciò la cosa secondo la propria fantasia: i litografi potrebbero usare la stessa libertà. Ecco a questo riguardo che cosa mi è avvenuto a Padova quindici anni fa circa. Io vi aveva dato un Concerto, e mi vi era fatto sentire con qualche successo. All'indomani io era seduto all'albergo a tavola rotonda, io sessantesimo, e non era stato osservato quand'era entrato in sala. Uno dei commensali si espresse in termini lusinghieri sull'effetto da me prodotto la sera innanzi. Il suo vicino unì i suoi elogi a quelli di lui, e soggiunse: «L'abilità di Paganini non ha nulla che debba sorprendere; egli la deve al soggiorno di otto anni da lui fatti in carcere, non avendo che il suo violino per addolcire la sua prigionia.


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Volere e potere
di Michele Lessona
pagine 482

   





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