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      La gendarmeria si recò sul luogo, ed arrestò D...i ed il suo compagno nel punto che essi giungevano in casa del curato. Essi furono condannati a venti anni di ferri, e gettati in un carcere; ma il generale Menou, dopo che diventò governatore di Milano, in capo a due anni rese la libertà all'artista. Lo credereste, o Signore? Si è su questo fondo che fu ricamata tutta la mia istoria. Si trattava di un violinista, il cui nome finiva in ini; egli fu Paganini; l'assassinio divenne quello della mia amante o del mio rivale, e fui io che era stato in carcere. Solamente, siccome si voleva farmi inventore del mio nuovo metodo di violino, mi si fece grazia dei ferri, che avrebbero potuto impacciare il mio braccio. Ancora una volta, giacchè v'è chi si ostina a malgrado d'ogni verosimiglianza, bisogna bene che io ceda. Mi rimane tuttavia una speranza, ed è che dopo la mia morte la calunnia consentirà ad abbandonare la sua preda, e che coloro che si sono vendicati così crudelmente dei miei successi lasceranno in pace il mio cenere».
      Questa lettera produsse temporaneamente qualche buon effetto, e le litografie e le caricature disparvero. Ma in breve la cosa fu come prima, e dappertutto dove Paganini dava concerti, alla porta del teatro si vendeva qualche suo cenno biografico che lasciava intravedere come egli avesse ottenuta in carcere quella suprema perfezione nel suono.
      Un giorno a Trieste Paganini fece una singolare vendetta. In locanda, oltre la metà del pranzo a tavola rotonda piena di commensali, repentinamente balzò in piedi, stralunando gli occhi, digrigando i denti, scrollando la lunga criniera, e con voce sepolcrale prese a gridare:


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Volere e potere
di Michele Lessona
pagine 482

   





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