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      Lungo un riposo che al lamento appella,
      Quinci un pronto destarsi al dì di gloria;
      E l'inno di vittoriaEcheggiante per ville e per castella,
      E del trionfo l'appressar veloce,
      E unite mille voci in una voce».
      Il pubblico ora prorompeva in applausi che avrebbero coperto alla spiaggia il rumore della burrasca, ora stava così attento e silenzioso che pareva quasi si dovesse sentire il palpito dei cuori commossi.
      Alle ultime note di un agitato sublime, appunto nel momento del più profondo silenzio, un gemito echeggiò per la sala, si aperse fragorosamente la porta di un palco, e in furia fu portata via una signora semisvenuta.
      Se quella signora non fosse stata così subito portata via, io ora scriverei qui: - Camillo Sivori è nato in Genova una sera dell'anno 1817 in un palco del teatro Sant'Agostino, alle ultime note di un agitato di Paganini.
      Fatto sta che Niccolò Paganini accelerò il nascimento di Camillo Sivori, il quale doveva ereditare da lui quello scettro di re del violino, così malagevole da sostenere, preso da un così grande predecessore.
      Il Sivori mostrò nascendo la sua indole musicale ed i genitori non la contrariarono. La madre di lui era amantissima della musica, e ne avea ben dato prova: le sorelle si esercitavano non senza lode a suonar la chitarra. Sivori bambino, se riusciva ad aver due pezzi di legno, ne appoggiava uno per un capo alla spalla mentre la mano sinistra teneva il capo opposto, e colla destra vi fregava sopra l'altro pezzo. Appena potè parlare, chiese un violino, ed un pittore di cui giustamente tace il nome la storia, lo ha dipinto in età di tre anni con un violino in mano.


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Volere e potere
di Michele Lessona
pagine 482

   





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