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      - Mi fa, rispose un effetto pari a quello dell'abbaiare dei cani.
      Quel Turco andava in visibilio da sera a mane alle cantilene nasali di una cantatrice del Cairo.
      I neri amano ardentemente la musica, ma quella di casa loro.
      Quei quattro che traghettavano Sivori in barca, dopo un po' di silenzio, incominciarono a far certi sinistri stralunamenti d'occhio, ed a parlare concitatamente fra loro. Sivori non capiva nulla a quel linguaggio nero, ma in breve fu persuaso che gli volevano fare qualche brutto giuoco. Infatti, essi eran venuti nel sospetto che egli fosse il diavolo (pei neri il diavolo è bianco), e lo volevano tuffare nell'acqua. Il grande violinista s'affrettò a rimettere nella custodia il suo strumento, diede a ciascuno dei neri un pacco di sigari d'Avana, e suggellò la pace con una bottiglia d'acquavite.
      Il signor Leone Escudier, che molto graziosamente ha raccontato la vita di Sivori, dice che da quel giorno in poi Sivori non ha più mai veduto un nero da una parte della via senza che egli non corresse sollecitamente dall'altra, e che si sentiva un brivido tra carne e pelle ogni qualvolta Dumas padre gli stringeva la mano.
      A Rio Janeiro Sivori si trovò in fin di vita per la febbre gialla.
      A Buenos Ayres s'imbattè nel suo primo maestro, il buon Rostano, quello che gli aveva predetto la futura sua gloria.
      Ritornato in Europa ebbe varie vicende, ma non mutò mai per lui l'ammirazione entusiastica del pubblico. Viaggiando in Svizzera, la sua sedia di posta ribaltò, e si ruppe l'avambraccio presso la giuntura della mano sinistra; fu una angoscia terribile, perchè temè di non poter più suonare.


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Volere e potere
di Michele Lessona
pagine 482

   





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