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      I rari momenti d'ozio che gli lasciava la vita faticosa del marinaio nei porti ove riparava il naviglio o sul ponte della sua povera barca, Garibaldi consacrava allo studio; e senza guida, senza maestro, senza consiglio, attendeva alle severe discipline della matematica, in cui fece tanto progresso, che appena ventenne, ospitato da un suo compatriota che lo raccolse ammalato e gli fu largo di soccorsi e di cura in Costantinopoli, non volle lasciare quella città senza ricompensare l'ospite generoso, e raccolse il denaro necessario, dando lezioni di geometria e di lingua italiana.
      Quando gli eventi lo spinsero a più lontane peregrinazioni, e, diviso per lungo tratto di mare dalla patria diletta, conobbe per la prima volta i dolci affetti della famiglia, e provò le prime angoscie per la miseria de' suoi cari, trovò nella scienza, così faticosamente acquistata, scarso ma sicuro soccorso alle ristrettezze in cui si dibatteva, e la moglie ed il figlio trassero il loro sostentamento dalle lezioni che Garibaldi s'adattò a dare in Montevidèo.
      Ma le vicende politiche di quelle agitate regioni lo chiamarono in breve a dar di piglio alle armi, e a gettarsi in braccio alla vita militare ove doveva cogliere tanti allori.
      Lo trassero in campo non già naturale vaghezza di nuove avventure, nè desiderio di gloria, nè riposte mire ambiziose, ma la generosità dell'animo suo che gli pose in mano le armi a difesa del debole e dell'oppresso, e lo spinse a combattere pel trionfo del buon diritto e della libertà.


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Volere e potere
di Michele Lessona
pagine 482

   





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