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      Egli spiegò sempre molta attività nell'arte della guerra.
      Nel 1826 fu nominato colonnello ed inviato qual governatore in Coro. In questo nuovo posto egli mostrò che era non solo dotto di scienze militari, ma ancora buon amministratore. Per la qual cosa gli vennero affidate nel 1828 le dogane di Maracaibo, nella quale amministrazione aggiunse una nuova prova alla fama di uomo integerrimo, che si ebbe sempre.
      Intanto Simone Bolivar, stanco di porre freno inutilmente alla prepotenza del militarismo ed alla libidine del potere da cui molti erano invasi, rinunciò alla presidenza della Repubblica nel 1829.
      Il Congresso di Bogotà nominò a quel posto Mosquera: ma ciò non piacque al partito detto Boliviano, i capi del quale deposero Mosquera ed elessero il generale Urdaneta, amico di Bolivar.
      Il nuovo presidente promosse Castelli a Generale di brigata, e lo pose comandante generale nella provincia di Antiochia.
      In quel periodo di tempo (1830) il partito liberale mosse aspra guerra in Bogotà al presidente, Urdaneta, il cui governo dichiarò illegale.
      La presidenza di Urdaneta non poteva essere bene accolta dai Bogotani poichè egli era nativo del Venezuela, ed era odio fra quei della Nuova Granata e i Venezuelani. Origine di quest'odio fu Santander, di Nuova Granata, vicepresidente della Repubblica, mentre Bolivar era presidente: egli fu uomo di elevato ingegno, ma di meschini sentimenti. Santander mal pativa la presidenza di Bolivar, nato nel Venezuela; poichè l'ambizioso suo malanimo non sopportava che il genio e le opere di questo oscurassero tutti coloro che avevano contribuito alla indipendenza della patria.


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Volere e potere
di Michele Lessona
pagine 482

   





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