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      Il Moncalvo appressatosi dapprima per osservare, e visto poi che, siccome non c'era nessuno che ci capisse, la cosa andava per le lunghe senza conclusione, si fece avanti rispettosamente, e chiesto di parlare, disse che a lui pareva di aver compreso quello che desiderava il cavaliere, e che credeva di poterlo eseguire; e spiegato il suo concetto, il cavaliere disse che la cosa stava appunto come il giovinetto la aveva esposta, e lo impegnò a eseguirla così bene come l'aveva compresa. Ciò fu fatto con grande soddisfazione del cavalier D'Angennes e grandissima del Viansone, che acquistò molta stima del suo giovane lavorante.
      Il quale tutto pieno di speranza e di ardore, seguitava a lavorare assiduamente, e si privava non solo dei divertimenti e del riposo, ma spesso indugiava a prender cibo, e andar a letto per consacrare un po' di tempo al suo prediletto disegno.
      Egli allora non pensava che questi suoi studi che andava facendo con tanta costanza, gli dovessero così presto fruttare, siccome avvenne.
      Allora appunto il conte Thaon di Revel aveva compiuto la costruzione di una sua casa, e si trattava di arredarla a dovere, facendo con gusto e con buon disegno i pavimenti, le porte, le finestre, i mobili, in varia forma adattati alla qualità delle stanze.
      Dirigeva quei lavori l'architetto Bonsignore: il segretario di casa Revel, amico al Viansone, presso cui lavorava il Moncalvo, voleva procurare a quello quei lavori che dovevano dargli non poco guadagno, e tanto s'adoperò presso l'architetto che si fece dare i disegni, e li portò al Viansone, domandandogli se si sentiva capace d'imprendere e compiere quei lavori.


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Volere e potere
di Michele Lessona
pagine 482

   





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