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      Cominciò a diventar popolare in Torino e nelle varie guarnigioni dell'antico Stato Sardo da una ventina d'anni a questa parte un giovane bersagliere, nero come l'ebano, di belle forme, svelto, piacevole favellatore, guardato con occhio curioso dalla gente, e chiamato senz'altro il bersagliere moro.
      Più tardi lo chiamarono il caporale moro, poi il sergente moro, e sì via via fino ad oggi che vien detto il capitano moro. Egli è capitano nei Bersaglieri; tutte le città d'Italia hanno fatto la conoscenza della sua fisonomia, e ne hanno fatto una conoscenza particolarissima gli Austriaci in Lombardia e i briganti nelle provincie meridionali.
      Come mai da un romito villaggio dell'Africa ha potuto il giovane nero diventare capitano dei Bersaglieri in Italia?
      In Egitto si fa un grande smercio di schiavi dei due sessi e dei due colori, bianco e nero. Ma gli schiavi bianchi, maschi e femmine, sono scarsi e costosi; quelli neri numerosi e a buon mercato.
      Il governo egiziano tiene Kartum, città al confluente del Nilo bianco e del Nilo azzurro, dove comincia il grande Nilo, che poi, dopo mille giri e rigiri e serpeggiamenti, scende al Mediterraneo.
      In quella città vi sono parecchi reggimenti egiziani, cui bisogna dare qualche occupazione. Il governo li occupava in spedizioni molto lucrose. Un reggimento partiva, e dopo qualche giorno di cammino arrivava ad un villaggio di neri e lo circondava in sull'albeggiare del giorno: i neri si difendevano come leoni, ma non avevano che frecce e lance, e i fucili egiziani facevano meraviglie.


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Volere e potere
di Michele Lessona
pagine 482

   





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