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      Egli è un lirico singolare, ossia che sieda allato del Venosino e con Lui canti versi degni del cedro, ossia che al seno palpitante avvicini la cetra, ove gli antichi calori spirano ancora del molle Anacreonte, o dell'ardente amica di Faone. Non è già Parini animato dall'entusiasmo appellato profetico e sovrumano da Platone (14) mercè del quale i vati Ebrei vedeano le colline del mondo abbassarsi sotto i passi dell'eternità, fuggire il mare, scuotersi le montagne, ed Omero mirava l'inchinarsi dei neri sopraccigli dì Giove, l'ondeggiar delle divine chiome, ed il tremar del vasto Olimpo; non è un Pindaro che in audaci ditirambi precipita e spinta la sua nave in mezzo all'Oceano, affronta la tempesta e gli scogli, e dopo aver lottato co' furibondi Aquiloni, si slancia improvvisamente dal seno de' flutti agitati, ed arriva al porto. È piuttosto un amabile Orazio (15) che trasportato dall'Apollineo, dall'Amoroso, o dal Bacchico entusiasmo or tesse un inno a colui il quale fugò quel morbo, che con lievito mortale totalmente abbatteva l'umana macchina, o le rapiva il bello, or prega il beato terreno del vago Eupili ad accoglierlo nel suo grembo, or loda l'agreste libertà che belle ed amabili rende le ore fugaci, ora si scaglia contro il bisogno o contro l'impostura, o contro chi dà alle scene canori elefanti, or consacra a Bacco ed all'amicizia i venturi giorni, o si rivolge alla valente figlia di Pallade di lauro coronata le lunghe trecce, o alla vergine Dea, onde ingenuo piacere sgorga e consola l'umana vita, od a Silvia, il cui docile animo già cede al potente imperio de' femminei riti, od all'inclita Nice che fresca e leggiadra per recenti grazie gareggia coll'Aurora, or piange Sacchini di suoni celesti egregio trovatore, su cui l'atra mano alzò colei, cui nessun pregio muove, ora rende grazie alla mano gentile che gli inviò le note piene d'affanni incise dai fiero Allobrogo, o canta che la musa orecchio ama placato e mente arguta e cor gentile, or va insinuando che nè la canizie, nè il senno sono scudo contro all'arme terribili della beltà, or deplora lo stato di quelle misere navi che cupidigia od ambizione sospinse per li mobili regni, o di se medesimo che per avverso sasso mal fra gli altri sorgente, o per lubrico passo lungo


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Elogio di Giuseppe Parini recitato nel giorno 16 novembre 1813 in occasione dell'aprimento delle scuole del Liceo di Milano in Porta Nuova
di Ambrogio Levati
1813 pagine 38

   





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